Sofia
ULTIMAMENTE MI CAPITA SPESSO, DESTINAZIONI SCELTE QUASI PER
CASO MI IMPONGONO DI COSTRUIRE ITINERARI DA ZERO.
Mai avrei pensato di finire in Bulgaria, ma da quando ho
avuto i biglietti in mano, non ho fatto che pensarci. La curiosità è cresciuta
giorno dopo giorno ed infine, eccomi con i piedi in българи.
Col senno di poi e, relativamente a caldo, cosa mi ricordo? Le rovine romane disseminate per Sofia ma, soprattutto, a Plovdiv. I monasteri in cui la folla dei visitatori accresce l’aura di misticismo che già questi luoghi portano con loro. L’assenza di stranieri, eccezion fatta per la capitale. I paesi lontani da tutto, bulgari in tutto e per tutto. La sorpresa delle acque limpide del Mar Nero. Chissà perché me le immaginavo scure!
La sensazione di trovarmi in un miscuglio di culture senza averne mai il
riscontro diretto. L’impressione di trovarmi tra Russia e Turchia, con le
regole ferree imposte dai primi e la trasandatezza tipica dei secondi. Il cibo,
molto simile ai cugini rumeni e turchi e una birra locale non proprio
eccezionale. I campi ordinati e coltivati e i bordi delle strade spesso
infestati da rovi che arrivano fin dentro la carreggiata.
Se volete vi porto un po’ con me a scavare nei ricordi…
Ed ora... SOFIA!
Dopo il celere controllo dei passaporti arrivo a Sofia che è già buio, ma il primo impatto mi piace tanto! C’è poca luce per le strade, questa particolarità l’ho poi riscontrata in tutto il paese. I marciapiedi sono malandati, i palazzi residenziali, sebbene abitati, hanno mura scolorite o rovinate dalla mancanza di manutenzione.
Però tutto mi sembra vivo, vivo e calmo.
Fa freddo, ma non tanto da impedirmi di mangiare
un hamburger all’aperto. E la mia prima birra bulgara, scura, che sa di miele e
fumo.
Il tour alla scoperta della città inizia presto, mi sono concesso poco tempo per la capitale e voglio farci entrare più cose possibile. La cattedrale è vicino al mio alloggio e, prima che apra, sono già a gironzolare nella grande piazza, cercando di scaldarmi ai primi raggi di sole.
L’interno è decorato a mosaici ed affreschi; il primo impatto lascia impressionati, ma basta leggere due righe della guida per collocarne la costruzione a poco più di un secolo fa. Sembra tanto, ma non lo è. L’impatto violento di questa scoperta viene ridimensionato un po’, ma la sorpresa, secondo me, è solo rimandata.
Poco distante c’è il museo archeologico, ricavato in una vecchia moschea. Le porte sono chiuse, è ancora presto, ma dopo aver assistito al cambio della guardia difronte ai palazzi del governo, si è già fatta ora di entrare. Reperti interessanti che partono dalla preistoria, ma la sezione più importante riguarda i Traci (VII secolo), i Greci e l’antica Roma. Proprio dei Traci sono le sale più particolari, che raccolgono i reperti trovati nelle tombe della zona di Kazanlak. Una delle tappe che ho sul mio itinerario e che, dopo aver visto quel che formava il corredo funerario, sono ancora più curioso di vedere.
Gioielli in oro, pietre, lapidi e sarcofagi, ma
anche affreschi, statue ed elmi da battaglia. Più particolari, però, le
maschere che i Traci facevano dei loro defunti: in oro massiccio. Dettaglio
questo che, anche se verrà riscontrato in altre civiltà, li fa apparire molto
più evoluti di quanto si potrebbe immaginare pensando alla loro collocazione
nella scala del tempo.
Non si fa in tempo ad uscire dal museo che, a poca
distanza, nascosta in un cortile di enormi palazzi di (orrenda) impronta
socialista, sta nascosta la piccola chiesa ortodossa di San Giorgio. Ogni volta
che mi sono avvicinato, gli altoparlanti diffondevano la nenia di preghiera,
impartita da un prete al di là delle porte chiuse.
Al primo tentativo ho desistito, c’era scritto
chiaramente di non disturbare il rito religioso. La curiosità ha fatto durare
poco la pazienza, ho aperto e sono entrato! Davanti a me stavano, assorti in
preghiera, due fedeli e un prete ortodosso. Nella navata della piccola chiesa,
oltre alle “solite” coloratissime icone, è stato ricavato spazio per un
fornitissimo negozio di souvenir che si maschera perfettamente con i colori
circostanti.
La chiesa è splendida, un piccolo gioiello
nascosto tra le mura grigie e uniformi di Sofia.
Subito fuori da San Giorgio, e con la città che
si è animata, è chiara la sensazione di trovarsi nel centro della capitale. Ho
vicino a me la cattedrale di Santa Domenica e, li vicino, scorgo quelli che
ricorderò come i cento metri più belli della città.
Basta procedere verso nord sul viale che inizia
oltre la basilica di Santa Domenica: a pochi passi di distanza si incontra la Moschea
Banja Baši, l’unica rimasta aperta al culto, lo storico mercato coperto di
Sofia e, su una via parallela, la sinagoga: una delle più grandi d’Europa.
Le tre religioni monoteiste nello spazio di
pochi metri!
Sapete qual è la cosa che mi è piaciuta di più?
Per raggiungere questi tre luoghi di culto si può scendere qualche metro sotto
il piano stradale e percorrere (schivare sarebbe il termine giusto) i reperti
dell’antica città romana di Serdica!
Siamo in Bulgaria, alle porte d’oriente, quasi
in Asia. Qui è ancora possibile camminare su una strada romana, aggirarsi per
il foro ed osservare le colonne di templi sepolti sotto le strade della
capitale bulgara. Il punto di vista è privilegiato: si può guardare dal basso delle
rovine di Serdica com’è cresciuta la Sofia attuale.
Volete conoscere un paio di luoghi curiosi, da non perdere per una visita a Sofia?!
La prima è il “mercato delle donne”, poco a
nord del centro. In questo mercato si vende tutto! Verdure, carne o spezie. Ma
anche vestiti, arredi e utensili per la casa. Qui è possibile entrare in
contatto con l’umanità che brulica dietro le vie della capitale turistica, una
capitale vissuta dai sui abitanti nei vivi riti quotidiani e ancora poco
asservita al turismo di massa.
Altro luogo che mi è piaciuto visitare è la
casa in cui ha vissuto ed è morto lo scrittore Ivan Vazov. Questo tipo di musei
mi fanno provare il piacere profondo di entrare in una macchina del tempo.
L’arredamento originale e la particolare disposizione
dei locali fanno rivivere un’epoca ormai tramontata, lasciano immaginare quella
che era la vita quotidiana nei secoli precedenti.
E’ un gioco che, quando sono in viaggio, mi
concedo spesso: entrare in contatto con la storia del luogo tramite questi
piccoli musei. Non me ne voglia il buon Vazov se ne ho fatto la conoscenza solo
una volta entrato in casa sua.
Il mio giro nella capitale bulgara si conclude
qui, non gli ho concesso molto tempo e, quello che mi ha dato, ha di certo
riempito le giornate.
Inizio, però, un tour che mi porterà a visitare
le attrazioni principali, ma anche gli angoli più remoti della Bulgaria, alla
scoperta dei segreti che una nazione così ai margini d’Europa può regalare.
Ho visto tanti luoghi che mi hanno sorpreso: dai semplici paesi al mar Nero, al Danubio. Ma non voglio dilungarmi a parlare di ogni passo che ho percorso in terra bulgara, anche se mi ricordo di ogni singolo passo.
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